12/08/2021
Nella nostra inchiesta sul Giallo Napoletano torneremo indietro nel tempo arrivando fino alla metà dell’Ottocento per scoprire alcuni autori che misero Napoli in prima fila nel portare in Italia un genere che stava già spopolando in Europa
Il primo di questi pionieri è senz’altro Francesco Mastriani, che sarà al centro della seconda puntata del nostro percorso: nato nel 1819 a Napoli dove visse tutta la sua esistenza fino al 1891 (anno della sua morte), è stato oggetto di valutazioni non sempre positive, principalmente per la notevolissima mole della sua produzione letteraria. Tra i tanti ritratti disponibili on-line uno dei più equilibrati ed ed efficaci ci sembra quello pubblicato sul sito del Ministero dei Beni Culturali in occasione delle iniziative per la celebrazione dei duecento anni dalla nascita del grande romanziere:
Per chi volesse invece approfondire molto più in dettaglio la figura di Mastriani la fonte più completa è il sito http://www.francescomastriani.it/ curato dagli eredi Mastriani e contenente un gran numero di materiali e informazioni inclusa una bibliografia critica con oltre 270 articoli e saggi.
Essendo nostro obiettivo creare un dialogo virtuale tra i giallisti napoletani contemporanei ed alcuni dei loro grandi predecessori, dobbiamo concentrarci su “Il mio cadavere” e lo facciamo attraverso uno degli ultimi articoli consultabili sul sito cioè quello scritto a Gennaio di quest’anno sul “Corriere del Mezzogiorno” da Alessio Forgione brillante scrittore napoletano legatissimo alla sua città ed alla sua cultura.
In questo articolo dedicato a “Mastriani, l’illustre dimenticato” Forgione dopo aver ricordato il riconoscimento tributato a Mastriani da Matilde Serao, definisce “Il Mio Cadavere” come “un noir magico dove la vittima e il carnefice sono la bontà umana” e così prosegue per metterne in evidenza la grandezza:
“Perché già il solo Il mio cadavere, ripubblicato, davvero, per l’ultima volta nel 1976, dall’Attività Bibliografica Editoriale di Napoli, e scritto nel 1851, cioè ventiquattro anni dopo la prima edizione de I promessi sposi, e quarantatré anni prima de I Viceré, quindici anni prima di Delitto e castigo, di cui sembra il padre, e otto anni dopo Un canto di Natale di Dickens, basterebbe a far considerare Francesco Mastriani un grandissimo romanziere. Perché Il mio cadavere, che comincia dalla casa dello stradiere Giacomo Fritzhein, napoletano ma di origini svizzere, situata «a ridosso del Real Albergo de’ Poveri e di S. Maria degli angeli alle Croci», e cioè vicinissimo a dove oggi c’è Vico Francesco Mastriani, la strada intitolatagli, è un romanzo bellissimo, facile da leggere, nonostante gli anni trascorsi, e difficile da scrivere, rinunciando ai dialettismi e dotando tutti i protagonisti della vicenda di un’evoluzione brusca e rischiosa”
Naturalmente l’articolo va letto per intero, per cui vi riportiamo qui il link al testo completo:
http://www.francescomastriani.it/mastriani-lillustre-dimenticato/
Mastriani merita dunque di essere ricordato, ed è quello che proveremo a fare con il nostro piccolo percorso di confronto e riflessione