18/06/2021
Quando abbiamo lanciato la nuova rubrica “Napoli s’ha dda leggere”, vi abbiamo promesso che avremmo proposto non solo anticipazioni di nuove uscite ma anche testi già pubblicati e da recuperare.
E’ quello che abbiamo pensato di fare quando, in collaborazione con la libreria IoCiSto di Napoli, abbiamo deciso di dedicarci al Giallo Napoletano, il cui successo esploso negli ultimi anni è sotto gli occhi di tutti, ma di cui pochi conoscono le origini che partono da autori più noti per altri lavori oppure da specialisti del genere oggi quasi dimenticati.
La nostra guida per iniziare questo viaggio a ritroso è Ciro Sabatino, giornalista e blogger, appassionato di enigmi e leggende, e oggi uno dei punti di riferimento del genere che con Gialli.it fondato nel 2009 ha creato il primo webmagazine italiano interamente dedicato al giallo e al mistero.
L’articolo di cui vi proponiamo un ampio estratto per gentile concessione del suo autore è stato pubblicato su Gialli.it in data 1.08.2015 con il titolo
LA NUOVA SCUOLA DEL GIALLO NAPOLETANO
“Non si toglierebbe niente a nessuno se si scrivesse che Napoli è un po’ la capitale del giallo italiano.
Eppure era dai tempi di Attilio Veraldi che all’ombra del Vesuvio non si viveva tanto fermento nel mondo dei delitti di carta
Ecco chi sono i protagonisti della nuova scuola ‘gialla’ partenopea.
L’inizio è datato 1853. Così, per mettere un cappello sulla poltrona.
L’autore è Francesco Mastriani. Il libro ‘start’ è Il mio cadavere. Un romanzo nero, un giallo psicologico, senza investigatore ma con tanto di cadavere.
Siamo tra Edgar Allan Poe e Wilkie Collins, ma soprattutto siamo sei lustri prima di un certo Sir Arthur Ignatius Conan Doyle. Se non è una paternità questa, poi ne parliamo con calma.
Napoli è a tutti gli effetti la capitale del giallo italiano. Ma il primato lo perde in breve tempo. La parentesi novecentesca di Matilde Serao e dei suoi Il delitto di Via Chiatamone (1908), e La mano tagliata (1912), preceduta da un passo nelle atmosfere macabre alla Poe di Salvatore Di Giacomo e della sua raccolta Pipa e Boccale (1893) e poi il nulla.
Bisognerà aspettare il grande Attilio Veraldi per risentire il dialetto napoletano in una serie di gialli mozzafiato. La Mazzetta, Naso di Cane, Scicco, a metà degli anni Settanta.
Poi ancora il nulla.
Fino a quando non arrivò un ‘certo’ Maurizio De Giovanni. E tutto cambiò.
Ma andiamo per ordine. Come dicono quelli che non sanno scrivere
Maurizio De Giovanni
Lavorava in banca e giocava a pallanuoto il papà del Commissario Ricciardi. Lui è uno che al successo ci è arrivato ‘da grande’. E per caso. Quasi per gioco. Come ricorda sempre. Forse per non dimenticarsene mai.
Maurizio De Giovanni, classe 58, è il capofila della nuova scuola di giallisti napoletani. Ma lui, fino al 2005, faceva altro. Lavorava in banca e giocava a pallanuoto nel Posillipo e nella nazionale. Poi il successo. Arrivato grazie ad un concorso per scrittori esordienti. Da allora non si è fermato più. Decine di romanzi, centinaia di migliaia di copie vendute, libri tradotti in decine di paesi, grazie a lui Napoli si è ripresa il posto di Capitale del Giallo”
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